chi non ricicla avvelena anche te: digli di smettere!

chi non ricicla avvelena anche te: digli di smettere!

In Italia la produzione annua complessiva di rifiuti urbani è di circa 30 milioni e mezzo di tonnellate; ciò significa che mediamente ogni cittadino italiano, neonati compresi, produce 1 chilogrammo e mezzo di rifiuti al giorno, circa 530 chili l’anno, pari a un volume di circa 42 milioni di metri cubi che corrispondono ad un a quantità sufficiente per ricoprire sotto uno strato di un metro e mezzo di rifiuti una intera provincia italiana di media grandezza.

Una prima distinzione tra le diverse tipologie di rifiuti è tra i rifiuti organici e quelli non organici. La caratteristica dei rifiuti organici è che sono biodegradabili. Per biodegradabile si intende una sostanza che può essere scomposta dall’attività di alcuni microrganismi in sostanze chimicamente più semplici e quindi più facilmente riutilizzabili in ambiente. Se rilasciati nell’ambiente quindi i rifiuti biodegradabili possono essere metabolizzati, tuttavia i tempi in cui avvengono tali processi possono essere estremamente lunghi.

I rifiuti non organici, invece, non sono biodegradabili, quindi se abbandonati nell’ambiente vi rimangono per moltissimi anni.

I rifiuti sono classificati dalla normativa vigente, sulla base della loro origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali; entrambe le categorie si dividono poi in rifiuti pericolosi e non pericolosi, secondo le caratteristiche di rischio.

I rifiuti urbani pericolosi sono costituiti da tutta quella serie di rifiuti che, pur avendo un’origine “civile”, contengono al loro interno un’elevata dose di sostanze pericolose e quindi devono essere gestiti diversamente dal flusso dei rifiuti “normali”. Spesso si tratta di cose molto utili, che, una volta terminato il loro uso, rappresentano una minaccia per l’ambiente in cui viviamo.

I rifiuti speciali pericolosi sono quei rifiuti generati dalle attività produttive, definiti dalla normativa “tossici-nocivi per la sopravvivenza”, che contengono al loro interno un’elevata dose di sostanze inquinanti.

 

 

La gestione attraverso il “ciclo integrato dei rifiuti” presuppone, oltre alla raccolta, la selezione, il recupero o lo smaltimento dei rifiuti, nelle diverse forme possibili, una serie di operazioni fra loro coordinate e volte alla tutela dell’ambiente e al rispetto della normativa vigente.

Allo stato attuale possiamo contare sui seguenti sistemi di trattamento: raccolta differenziata, riciclaggio, recupero di materia e di energia, incenerimento e smaltimento in discarica.

Una corretta gestione dei rifiuti impone l’utilizzo razionale di tutti questi sistemi, con un tendenziale superamento dello smaltimento in discarica, il quale, comunque, disperde risorse e lascia problemi insoluti alle generazioni future.

Non esiste un sistema di trattamento migliore in assoluto, ma un migliore sistema di gestione che deve tener conto della minimizzazione dei costi e soprattutto degli impatti ambientali relativamente alla situazione impiantistica, geografica, ambientale e morfologica del sito in esame.

La prevenzione nella produzione dei rifiuti dovrebbe essere il primo dei “trattamenti” facenti parte del sistema di gestione integrata dei rifiuti. Nel panorama europeo, sebbene con notevoli differenze tra i paesi settentrionali e quelli mediterranei la maggior parte dei rifiuti viene ancora smaltita in discarica, che rappresenta ancora l’opzione meno costosa per il trattamento dei rifiuti. Le politiche ambientali volte a promuovere i processi di valorizzazione dei rifiuti hanno favorito in ambito europeo un aumento del compostaggio, del riciclaggio e del recupero energetico, e anche in Italia si sta assistendo ad un progressivo mutamento del quadro impiantistico.

 

La raccolta differenziata

Per raccolta si intende l’insieme delle operazioni di raccolta e trasporto che vanno dal ritiro del rifiuto dal singolo punto di prelievo sino al conferimento ad un impianto a tecnologia più o meno complessa per il trattamento dei rifiuti. L’organizzazione della raccolta dei rifiuti deve essere finalizzata a:

• raggruppare i rifiuti in flussi omogenei funzionali alle varie forme di recupero;

• raggruppare i rifiuti per diminuirne la pericolosità e il carico inquinante;

• raggruppare i rifiuti al fine di migliorare l’efficienza dello smaltimenti attraverso adeguati trattamenti.

La raccolta differenziata risponde a due principali esigenze:

• la suddivisione dei rifiuti per tipi di materiali, affinché possano essere avviati al riciclaggio;

• la raccolta di rifiuti inquinanti o pericolosi, che richiedono uno speciale processo di smaltimento.

Molti dei rifiuti che finiscono nella pattumiera potrebbero essere riciclati, ossia trattati per produrre nuovi materiali. Ad esempio i giornali vecchi, se condotti al macero e trattati opportunamente, permettono di produrre carta riciclata, a costi minori e senza bisogno di tagliare alberi. In modo simile si può ottenere vetro dalla fusione delle bottiglie vuote, oppure ammendante1 dagli scarti alimentari. Per avviare i rifiuti al riciclaggio è sufficiente suddividerli per tipi di materiali.

Altri rifiuti vengono invece raccolti in modo differenziato perché contengono sostanze inquinanti o perché rappresentano un rischio per la salute. Ad esempio molti degli oggetti di uso comune, come pile, lampade al neon e televisori, contengono metalli pesanti che, se dispersi nell’ambiente, causano gravi danni alla natura e all’ uomo. Altri tipi di rifiuti pericolosi come i farmaci scaduti ed alcuni vecchi frigoriferi contengono gas dannosi per l’ozono. È quindi fondamentale trattare questi materiali in modo differenziato, affinché possano essere recuperati o smaltiti in modo corretto. Nei diversi contenitori per la raccolta differenziata i cittadini possono conferire la carta, gli imballaggi in vetro, alluminio, plastica e metalli, gli abiti usati, altri rifiuti pericolosi. Ad oggi i risultati raggiunti attraverso la raccolta differenziata rappresentano un importante passo in avanti per raggiungere livelli accettabili che ci pongano al passo con gli altri paesi più avanzati. Per il futuro immediato è necessario riorganizzare e qualificare i servizi di raccolta e contemporaneamente sviluppare, tramite adeguate campagne informative, la sensibilità degli utenti dei confronti del tema rifiuti.

 

Il riciclaggio

Il riciclaggio consiste nella separazione e nel recupero di materiali (carta, vetro, plastica, metalli) che possono essere riutilizzati o reintrodotti nel ciclo produttivo, in particolare i materiali destinati alla raccolta e che vengono destinati al riciclaggio

  • Carta

La carta e il cartone sono materiali sempre riciclabili, ma tanto più sono stati trattati con sostanze che gli conferiscono particolari prestazioni (ad es. additivi o patinature), tanto più il loro riciclaggio sarà complesso e costoso.

La carta in fase di riciclaggio, ovvero il macero, viene “pulito” per eliminare il colore grigio o avana producendo così scarti che rappresentano un rifiuto industriale particolarmente costoso da smaltire. Nel caso in cui dal macero si realizzino cartoni o elenchi telefonici, il costo risulta ancora basso ma se si vuole realizzare una carta grafica i costi di trattamento salgono sensibilmente; la carta rigenerata spesso ha un costo di trattamento superiore a quella proveniente da cellulosa vergine.

L’Italia per anni ha dovuto riciclare carta da macero proveniente da altri paesi poiché la raccolta differenziata era scarsa e quello che si raccoglieva era di bassa qualità. Attualmente il 90% dei quotidiani viene stampato su carta riciclata e il 100% delle scatole è in cartone riciclato.

Nella raccolta differenziata della carta non vanno inseriti materiali come nylon, cellophane, carta plastificata, carta carbone poiché pregiudicherebbero il ciclo del recupero.

  • Plastica

L’invenzione della plastica nel nostro secolo ha segnato senz’altro una rivoluzione culturale senza precedenti: è stata la prima materia artificiale inventata dall’uomo. La plastica immessa al consumo è cresciuta in maniera esponenziale nel corso dei decenni e si è diversificata in relazione ai polimeri, da cui i manufatti plastici derivano. I polimeri si distinguono in due categorie: quelli termoplastici che possono essere rifusi, e quelli termoindurenti, che non possono essere più rifusi. Le industrie produttrici riciclano regolarmente i loro scarti di processo, reimmettendoli nei loro stessi cicli di produzione, mentre raccogliere plastica immessa al consumo ha costi più alti rispetto ad altri materiali poiché pesa poco ed occupa molto volume. Nel caso degli imballaggi la plastica si trova sotto forma di PVC, PE, PET, PP. PS; questi polimeri non sono compatibili tra loro, pertanto se vengono riciclati mescolandoli, si ottiene un materiale eterogeneo che non ha prestazioni particolarmente elevate.

Dalla plastica riciclata si ottengono imbottiture, maglioni, pile, moquettes, flaconi, shoppers, tappi, sacchi, vasi, panchine; con 45 vaschette di plastica si ottiene una panchina, con 20 bottiglie si confeziona un pile. Non bisogna inserire nei contenitori della raccolta differenziata oggetti di gomma, giocattoli, videocassette, sacchi, barattoli per colle e vernici poiché rovinerebbero il risultato finale di riciclaggio.

  • Vetro

La capacità di non attaccare il contenuto ha da sempre reso il vetro un materiale impeccabile per farne imballaggi, sebbene la presenza nel mercato si sia ridotta progressivamente. La raccolta di vetro in Italia è stata la prima ad essere attivata poiché utilizzare vetro recuperato, nella fabbricazioni di nuovi manufatti, serve ad abbassare il punto di fusione dei materiali che lo costituiscono, garantendo così un risparmio consistente di energia. Una bottiglia su due viene prodotta utilizzando vetro recuperato di provenienza nazionale.

Il vetro è riciclabile all’infinito, ovvero non subisce un logorio con i cicli di riuso ed è raccolto a seconda del colore utilizzato nella produzione: verde, bianco o ambra. Nella campana della raccolta del vetro non dovrebbero essere inserite ceramiche, porcellane, lampadine e neon poiché rappresentano un’impurità ai fini di un corretto riciclaggio.

  • Legno

Il legno è un materiale facilmente reperibile a costi contenuti e lavorabile con tecnologie non particolarmente costose. Gli imballaggi più comuni in legno sono cassette e pallet che dopo alcuni cicli di utilizzo diventano inservibili. La raccolta del legno non avviene attraverso appositi contenitori ma in apposite piattaforme, organizzate dall’ente gestore, in cui confluiscono il rifiuto di imballaggio proveniente dai mercati generali e dai rifiuti legnosi di cui ci si disfa. Il legno recuperato viene utilizzato per ottenere semilavorati di scaglie o trucioli, pannelli per rivestimenti o cellulosa da cui ricavare carta.

  • Metalli: Acciaio e Alluminio

Acciaio e Alluminio sono due metalli diversi tra loro ma utilizzati con grande frequenza nella produzione di imballaggi. L’acciaio è utilizzato per realizzare corpi scatola, coperchi, capsule, tappi corona, scatole per prodotti secchi; l’alluminio per la produzione di lattine per bevande, capsule e corpi scatola. La raccolta dei metalli, che avviene attraverso appositi contenitori, ha una forte rilevanza poiché consente di risparmiare energia e denaro nel riuso dei materiali: l’alluminio infatti, ad esempio, ha un costo di produzione molto elevato e consuma molta energia in fase di produzione primaria, mentre quando viene riciclato consente di risparmiare enormemente. In Italia il 50% dell’alluminio prodotto proviene dal riciclo, impiegato principalmente nell’industria automobilistica, nell’edilizia, nei casalinghi e per nuovi imballaggi. Ad esempio con 130 lattine riciclate si costruisce un monopattino mentre occorrono 150 lattine per realizzare una bicicletta da competizione. L’acciaio rifuso viene utilizzato per barre o nastri dai quali è possibile produrre parti di veicoli, elettrodomestici, rotaie, tondini per l’edilizia, travi per ponti, imballaggi. Ad esempio con 7 scatole da 50 grammi si costruisce un vassoio mentre con 2.600.000 scatole da 50 grammi si realizza 1 Km di binario ferroviario.

  • Umido e verde

Il rifiuto organico domestico è composto da una parte di umido (scarti di cucina) e da una frazione di verde (sfalci d’erba, ramaglie). Costituisce il 35% in peso del rifiuto urbano prodotto. Questi scarti possono essere riutilizzati per il compostaggio domestico.

  • Indumenti

Materiali composti da parti tessili, naturali e sintetiche. Vi rientrano anche coperte, scarpe, borse e prodotti in cuoio e pelle. Il conferimento avviene in appositi contenitori delle associazioni che si occupano di rigenerarli.

  • Beni Durevoli

In questa categoria rientrano elettrodomestici, computer, televisori che possono contenere sostanze pericolose come il CFC. Pertanto vengono smontati e divisi per tipologia di materiale e avviati al riciclaggio di alcune loro parti.

  • Rifiuti Ingombranti

Rientrano in questa categoria poltrone, mobilio di vario tipo. Sono tutti gli oggetti voluminosi composti da materiali eterogenei che non trovano spazio nei normali sistemi di raccolta e che quindi vanno conferiti seguendo particolari circuiti.

 

Materiali per cui non è possibile l’operazione di riciclaggio:

  • Rifiuti non riciclabili

Si tratta in genere di oggetti di gomma, pannolini, lampadine, carta carbone, siringhe, ceramica e porcellana, oggetti usa e getta. Questi oggetti sono di difficile riciclaggio e nella maggior parte dei casi finiscono in discarica.

  •  Medicinali, batterie, etichettati “T” o “F”

I farmaci scaduti vanno conferiti negli appostiti contenitori presenti in farmacia, e in seguito devono essere inceneriti in maniera controllata. Batterie e i rifiuti chimici di origine domestica che contengono sostanze tossiche (T) o infiammabili (F) devono essere conferiti negli appositi contenitori presenti nell’ecocentro da cui vengono trasportati in discarica o al termovalorizzatore.

 

Lo smaltimento

La Discarica

La discarica di rifiuti è un luogo ove vengono depositati i rifiuti urbani e tutti i rifiuti provenienti dalle attività umane (detriti di costruzioni, scarti industriali, eccetera) che non è possibile riciclare o utilizzare come combustibile negli inceneritori. L’uso delle discariche non risolve il problema dello smaltimento dei rifiuti ma lo rimanda al futuro. I residui dei rifiuti restano attivi per oltre 30 anni e, attraverso i naturali processi di decomposizione anaerobica, producono biogas e numerosi liquami (percolato) altamente contaminanti per il ter-reno e le falde acquifere. Secondo alcuni studi è possibile rilevare tracce di queste sostanze dopo la chiusura di una discarica per un periodo che va fra i 300 e i 1000 anni. Anche dal punto di vista dell’emissione in atmosfera di gas responsabili dei cambiamenti climatici, le discariche risultano fortemente nocive. È infatti scientificamente provato dall’organizzazione internazionale sui cambiamenti climatici, IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che i rifiuti in discarica causano emissioni ad alto contenuto di CH4 e CO2, due gas serra molto attivi; una moderna discarica deve pertanto prevedere sistemi di captazione di tali gas (in particolare il metano, che può essere usato anzichè disperso in atmosfera). Per contenere queste emissioni nocive e limitare gli inconvenienti le discariche moderne devono essere costruite, in base a quanto previsto dal D.Lgs 36/2003 secondo una struttura a barriera in modo da isolare i rifiuti dal terreno, rispettare standard igienici e riutilizzare i biogas prodotti come combustibile per generazione di energia. La struttura in genere è, dal basso verso l’alto:

• un fondo passivo di argilla e isolamento plastico (geomembrana)

• uno strato di sabbia per l’assorbimento, recupero e successivo trattamento del percolato

• un successivo strato superiore di terra per la copertura e la crescita di piante

• dei camini di esalazione e recupero per il gas

Anche in questo modo i rifiuti devono rimanere sorvegliati per almeno 30 anni e l’area non è utilizzabile per altri scopi, ma si può affermare che una discarica ben controllata non produce gravissimi inconvenienti (tranne la deturpazione del paesaggio). Le problematiche connesse alla realizzazione di una discarica sono legate a:

• impatto ambientale: Le discariche sono tra le infrastrutture sottoposte a V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale), in particolare se hanno una capacità superiore a 100.000 metri cubi o se ricadono anche solo parzialmente in aree protette, qualunque sia la loro capacità.

• impermeabilizzazione: È l’aspetto più importante nella realizzazione della discarica, in quanto questa deve configurarsi come un sistema isolato rispetto al terreno su cui è posta per non inquinare eventuali falde acquifere o corsi d’acqua superficiali. Le procedure consistono nell’impermeabilizzazione del fondo, anche attraverso materiali artificiali e l’impermeabilizzazione delle pareti.

• controllo e raccolta delle emissioni (gas e percolato): È necessario creare dei serbatoi per raccogliere il percolato, che sarà inviato poi ad idonei impianti di trattamento e di una rete di captazione del biogas su tutto il corpo della discarica attraverso appositi pozzi di aspirazione.

• chiusura e recupero della discarica; Una volta esaurita la capacità della discarica è opportuno prevedere un recupero del sito per adibirlo ad esempio ad usi ricreativi.

 

L’incenerimento

I quantitativi di rifiuti urbani inceneriti nel 2004, ammontano a circa 3,6 milioni di tonnellate; 43000 tonnellate sono invece rappresentate da rifiuti sanitari. Le quantità complessive avviate a incenerimento rimangono, comunque, estremamente basse; il confronto con i dati europei pone l’Italia nel gruppo dei Paesi che fanno meno ricorso a questa forma di trattamento dei rifiuti. Gli inceneritori con recupero energetico sono impianti che utilizzano rifiuti come combustibile per produrre calore o energia. Il funzionamento di un inceneritore può essere suddiviso in sette fasi fondamentali:

• Arrivo dei rifiuti

• Combustione

• Produzione del vapore

• Produzione di energia elettrica

• Estrazione delle scorie

• Trattamento dei fumi

• Smaltimento ceneri

I rifiuti, appositamente selezionati, vengono utilizzati come combustibile per produrre energia. Tale combustibile può essere costituito da combustibile derivato da rifiuti o dalla frazione secca combustibile dei rifiuti, selezionata in base al suo potere calorifico. Le soluzioni tecnologiche applicate agli impianti hanno fatto passi da gigante, sia in termini di rendimenti di produzione di energia, sia in termini di minimizzazione dell’impatto ambientale delle emissioni, tanto che tali impianti sorgono all’interno di svariati contesti urbani in tutto il mondo (ad esempio Vienna, Parigi, Londra, Copenahagen e Tokyo). L’incenerimento può determinare l’emissione di diversi inquinanti (ad esempio diossine) nei fumi di scarico e nell’atmosfera. Il rischio per la salute umana è determinato dalla durata e modalità di esposizione, dalla quantità di dose assorbita, nonché da fattori genetici di ciascun individuo. Di particolare importanza risulta, pertanto, l’adozione delle migliori tecnologie impiantistiche e delle migliori pratiche gestionali al fine di minimizzare l’impatto ambientale.

 

Il compostaggio e il trattamento meccanico-biologico

In natura l’humus è una vera e propria riserva di nutrimento per le piante, grazie alla sua capacità di liberare lentamente, ma costantemente, elementi nutritivi come l’azoto, il fosforo e il potassio. Il compost, invece, è una sostanza creata dall’uomo riproducendo in modo controllato e accelerato i processi che in natura assicurano le sostanze nutritive al ciclo della vita. Il compost ha caratteristiche simili a quelle dell’humus che si trova in natura: rende più ricca e nutritiva la terra dove crescono le piante. Per questo, può essere impiegato nei vasi delle piante sui balconi, negli orti, nei giardini, nei vivai e in agricoltura, in pieno campo.

Il processo di compostaggio riproduce, in condizione controllate e accelerate, il processo naturale di biodegradazione della sostanza organica che porta alla formazione dell’humus. Il prodotto che si ottiene è il “compost”, ossia un’ottima imitazione dell’humus, la sostanza fertile che ricopre ad esempio il terreno del sottobosco. Il compostaggio è quel processo in cui il materiale in ingresso è il rifiuto organico selezionato (potature, rifiuti organici umidi, raccolta differenziata in particolari utenze, mense, mercati, ecc) ed il materiale in uscita è il compost, ovvero un materiale rispondente a determinate caratteristiche imposte dalla normativa, utilizzabile per impieghi agronomici date le sue proprietà come ammendante. Si usa invece il termine più generico di biostabilizzazione quando il materiale in ingresso è la frazione organica putrescibile proveniente dalla selezione della frazione residuale della raccolta differenziata e quello che si ottiene in uscita è la frazione organica stabilizzata un materiale di qualità inferiore che può essere utilizzato come terreno di copertura in discarica o per ripristini ambientali. Tale processo, inoltre, ha come obiettivo la minimizzazione del rischio di emissioni (percolato e biogas) nel caso di smaltimento in discarica. Il compostaggio consiste in un processo di decomposizione biologica dei rifiuti organici (scarti di cucina, verde di giardino), in appositi contenitori o in mucchi. Talvolta viene miscelata anche una percentuale di fanghi di depurazione. In ogni caso è necessario avere a monte del processo una sufficiente selezione.

La decomposizione biologica è un fenomeno che avviene naturalmente nel terreno, ad opera di funghi e batteri prima, e di piccoli invertebrati (lombrichi,millepiedi, ecc.). In condizioni ottimali, il compostaggio si svolge attraverso tre stadi principali: (1) la fase mesofita di latenza – che può protrarsi da poche ore ad alcuni giorni – durante la quale, la matrice iniziale viene invasa dai microrganismi, il cui metabolismo finisce per causare il progressivo riscaldamento del substrato; (2) la fase termofila o di stabilizzazione – di durata variabile da alcuni giorni a diverse settimane – nel corso della quale si ha un’intensa attività biossidativa; (3) la fase di raffreddamento o maturazione – di durata da poche settimane ad alcuni mesi - nella quale intervengono le reazioni di humificazione. Il compost si dice “maturo” quando ha raggiunto la stabilizzazione.

Per la tutela dell’ambiente, dell’utilizzatore e dei consumatori, la normativa ha introdotto dei limiti di accettabilità del compost nonché dei divieti di utilizzo in alcune situazioni. Ad esempio:

·  non può essere impiegato su terreni di colture frutticole dopo l’inizio

·  della fioritura o comunque nei 3 mesi precedenti il raccolto,

·  nelle colture foraggiere naturali e nei boschi, sui terreni con pH minore di 6 può essere impiegato nelle colture orticole, nelle colture erbacee industriali e nelle colture foraggiere artificiali entro 2 mesi dalla semina, previa lavorazione del terreno e interramento

·  può essere impiegato nelle coltivazioni arboree ad uso industriale previa lavorazione del terreno ed interramento può essere impiegato per parchi, giardini, campi da gioco, solo precedentemente alla preparazione del terreno per la semina.

I rifiuti che è possibile trasformare in compost sono quelli organici e biodegradabili, cioè quelli che possono essere decomposti e trasformati in altre sostanze da alcuni batteri. I batteri “decompostori“ che degradano la materia organica sono naturalmente presenti nel terreno e negli scarti. Con il compostaggio, quindi, si imitano i processi naturali di degradazione della materia organica, trasformando i rifiuti in compost. Fare la raccolta differenziata della “frazione umida” dei nostri rifiuti significa separare i rifiuti organici e biodegradabili per potervli avviare ai Centri di Compostaggio. La “frazione umida” dei nostri rifiuti è quella parte di scarti organici che hanno origini vegetali o animali: bucce di frutta e verdura, avanzi di carne o di pasta, fondi di caffè. Insieme alla “frazione umida” possono essere trasformati in compost anche sfalci di potatura, erba, foglie.

 

fonti: APAT, "I quaderni della formazione ambientale. Rifiuti" www.apat.it

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CEAS Scanzano Jonico Piazza Gramsci Palazzo Baronale, 75020 Scanzano Jonico MT Telefono 339/1111396
« Ci sarà un giorno in cui gli uccelli cadranno dal cielo, gli animali che popolano i boschi moriranno, il mare diventerà nero e i fiumi scorreranno avvelenati. Quel giorno, uomini di ogni razza si uniranno come guerrieri dell'arcobaleno per lottare contro la distruzione della Terra »
(leggenda Kwatkiutl)